[SUONI] [MUSICA] Buongiorno, nella lezione di oggi del nostro corso sulla storia dell'Antico Egitto, ci occupiamo di analizzare quello che avvenne dopo la trentesima dinastia, quindi dopo quella che è formalmente la conclusione dell'Egitto faraonico. In realtà lo abbiamo già anticipato: il nuovo conquistatore, Alessandro Magno, si porrà come un perfetto erede dei sovrani egiziani. La presenza di Alessandro in Egitto non fu particolarmente lunga in effetti. Dopo la battaglia di Isso del 333, cioè dopo che Alessandro sconfisse nell'Anatolia inferiore Dario III, si recò in Egitto e fece una cosa assai importante, fondò una delle sue tante capitali, Alessandria la grande, e coinvolse quelle che erano le massime personalità dell'architettura e dell'urbanistica dell'epoca. Potremmo veramente definirle delle archi-star. Dinocrate di Rodi pianificò la pianta di Alessandria, che come vedete ha una planimetria estremamente regolare, ippodamea, quindi con assi viarii ortogonali, e invece Sostrato di Cnido il celeberrimo faro di cui non rimane più nulla. Ma la cosa più sorprendente è che Alessandro abbandonò quasi subito Rakote (così si chiamava Alessandria prima di essere ridenominata appunto con il nome del sovrano macedone) per recarsi in un luogo remotissimo l'oasi di Siwa. È remotissimo ancora oggi. Pensate che da Il Cairo ci vogliono circa dieci ore di auto per raggiungere questo luogo, che è al confine con la Libia. Qui si trovava un celeberrimo tempio oracolare dedicato al culto di Amon. Perché Alessandro si reca in questo luogo? Perché Alessandro deve giustificare il suo potere. Alessandro deve farsi nominare formalmente dal dio per eccellenza, Amon appunto, come suo figlio. Capite che è un'operazione per un greco veramente rivoluzionaria. Alessandro è figlio di un dio egiziano. Solo così riesce appunto a consolidare il controllo dell'Egitto. L'oasi di Siwa- lo vedete da questa immagine- è veramente un posto straordinario, è caratterizzato da questo tempio oracolare che in età ellenistica era celeberrimo. La nuova capitale Alessandria, lo abbiamo visto, ha un'impostazione tutta greca, ellenistica: regolare la sua planimetria, regolare la distribuzione dei quartieri, con le singole popolazioni ben distribuite gli egiziani da una parte, i greci da un'altra, gli ebrei da un'altra parte ancora e ben tre porti, due dei quali marittimi e uno fluviale. Una capitale funzionale di stampo mediterraneo. Tuttavia, al di fuori di Alessandria Alessandro si farà rappresentare, lo abbiamo detto, sempre come un sovrano egiziano. Lo vedete qui mentre sta offrendo dell'acqua al dio Amon-Min. Qui Amon è nella sua veste di dio itifallico, quindi dio naturalmente della fertilità. Potrebbe essere un qualsiasi faraone, se non fosse per il cartiglio che ci dice che si tratta appunto del sovrano macedone. Dopo Alessandro una lunghissima stirpe di Tolemei o Lagidi, dal loro capostipite Lagos, controllerà l'Egitto fino a Cleopatra VII, la più celebre delle varie Cleopatre che videro i natali in Egitto. Il primo successore di Alessandro è Tolemeo I Soter, il salvatore, il salvatore dell'unità dell'Egitto appunto. Figura però più importante è suo figlio Tolemeo II Filadelfo, è lui che fonderà la Biblioteca di Alessandria, come vedremo tra poco. Tolemeo V Epifane invece va ricordato perché è legato alla celeberrima stele di Rosetta, di cui stiamo per vedere un'immagine. Altro Tolemeo assai importante è Tolemeo XII Neo Dioniso Aulete cioè flautista, padre di Cleopatra, fortemente indebitato con Roma e infatti lascerà per testamento l'Egitto a Roma. Cleopatra VII farà uno strenuo tentativo di mantenere indipendente l'Egitto e prima, come è ben noto, qui la storia non ha bisogno neanche di essere narrata, si alleerà con Cesare e poi con Antonio, con l'obiettivo precipuo di riportare l'Egitto al suo gloriosissimo passato. Sappiamo bene che non vi riuscì, perché con la battaglia di Azio del 31 a.C. Ottaviano la sconfiggerà e con lei chiuderà per sempre la storia dell'Egitto indipendente. Tolemeo XV Cesarione, figlio di Cleopatra e di Cesare non regnerà mai, anzi verrà ucciso per evitare che possa diventare un novello Cesare. Tolemeo II, l'abbiamo detto, fu senza ombra di dubbio colui che plasmò l'aspetto di Alessandria, sia dal punto di vista architettonico che dal punto di vista culturale. Se Alessandro doveva già aver pianificato tutto e se Tolemeo I fu la sua lunga mano, di sicuro Tolemeo II è stato colui che ha forgiato definitivamente la capitale del Mediterraneo per eccellenza. Alessandria manterrà il suo ruolo culturale di egemonia culturale, Alessandria la dotta veniva chiamata, appunto per secoli fino almeno a tutto il Tardo Antico. Noi non sappiamo che aspetto avesse la biblioteca di Alessandria, ma probabilmente era un connubio di un'architettura tipicamente egiziana e un'altra parte tipicamente greca. Si parla di circa 700.000 volumi, rotoli in questo caso dobbiamo intendere naturalmente, cosa che ne fece la più grande biblioteca del mondo antico in assoluto. Dicevamo che un altro Tolemeo da ricordare è senza dubbio Tolemeo V Epifane. Bisogna dire che Tolemeo III e Tolemeo IV non sono particolarmente memorabili e soprattutto che via via che si va avanti con i secoli sempre minore attenzione all'aspetto culturale verrà dimostrata da questi sovrani, che in alcuni casi saranno sovrani abbastanza deboli. Tolemeo V è noto, si diceva, per questo decreto contenuto nella cosiddetta stele di Rosetta. Venne trovata, pensate, incastonata all'interno della soglia di una casa durante lo scontro coloniale tra la Francia e la Gran Bretagna. È ben noto che fu la Gran Bretagna a spuntarla e a vincere e chiese questo documento epigrafico nel trattato di capitolazione, cioè se lo fece consegnare insieme alle armi, per esempio, perché si era intuito l'altissimo valore documentario di questo oggetto. Normalmente la si descrive come una stele trilingue, ma questo non è del tutto vero. Le lingue in realtà sono soltanto due l'egiziano e il greco, solo che l'egiziano è scritto con due diverse grafie, è scritta in geroglifico, come vedete qui sopra, e in demotico e sotto naturalmente la traduzione in greco. Fu grazie alla stele di Rosetta che Champollion riuscì a fare il passo decisivo per la decifrazione del geroglifico. Attenzione: i Tolemei parlavano greco. Tutti i Tolemei avevano bisogno evidentemente di un interprete, tutti tranne Cleopatra VII, che era poliglotta. Non solo parlava greco ed egiziano, ma anche siriaco a quanto pare ed aramaico, quindi un sovrano di prima grandezza. L'Egitto dell'età tolemaica è dunque un'Egitto bilingue che parla greco e parla egiziano, naturalmente in proporzioni diverse a seconda dello strato sociale di appartenenza. L'ultimo sovrano forte della storia dell'Egitto antico è Cleopatra VII. Qui la vedete effigiata sia sotto forma di sovrano egiziano sia invece in una più credibile immagine greca o comunque classica. Noi non sappiamo che volto effettivamente avesse Cleopatra, perché sia l'una che l'altra scelta sono comunque delle scelte idealizzate. Si dice che Cleopatra non fosse bella, che avesse un naso particolarmente importante, ma questo lo si dice sulla base prevalentemente delle monete ed è ben noto che le monete venivano enfatizzate nei tratti somatici, proprio per cercare di essere facilmente riconoscibili. Cleopatra tenta di difendere come può l'indipendenza dell'Egitto e intravede nella figura di Cesare lo strumento che serve al suo gioco. Questo ritratto di Cesare è ben noto è il cosiddetto "Cesare verde", una statua influenzata fortemente dal gusto egiziano particolarmente emaciata. Alla morte di Cesare, quindi è già nato Cesarione, Cleopatra si trova a dover rivedere la sua politica e non riuscirà neppure nell'unione politico- sentimentale con Antonio a ottenere quello che avrebbe voluto, cioè l'indipendenza dell'Egitto da Roma. Vi ricordo che suo padre Tolemeo XII in realtà aveva già lasciato l'Egitto in eredità a Roma. Il periodo di cui ci stiamo occupando è molto interessante anche dal punto di vista della pratica funeraria. Nascono in questo periodo i cosiddetti "ritratti del Fayyum". Il Fayyum è un'oasi. Ricorderete che ne abbiamo parlato nella nostra prima lezione. Il germoglio del Nilo lo abbiamo definito. I ritratti del Fayyum altro non sono che dei ritratti fisiognomici, i primi ritratti fisiognomici della storia egiziana quindi che rispettano effettivamente le fattezze dell'individuo, utilizzati come maschere funerarie. Originariamente per la verità probabilmente appesi in casa e poi ritagliati e sagomati nella giusta foggia nel momento in cui la persona interessata moriva e quindi il ritratto veniva incastonato all'interno delle bende. Sono estremamente interessanti perché evidentemente uniscono il gusto per il ritratto tipicamente ellenistico alla pratica funeraria, la pratica dell'imbalsamazione, che è tipicamente egiziana. Molte TAC sono state fatte sulle mummie che contengono ritratti del Fayyum e si è scoperto che nella maggior parte dei casi questi volti sono veramente rispettosi delle fattezze originarie, solo che sono più giovani e questo perché tali ritratti venivano eseguiti quando la persona era ancora in vita e poi applicati sulla mummia più tardi. Ad Ottaviano abbiamo già accennato. Nel 31 batterà definitivamente Antonio e Cleopatra. L'epilogo è ben noto: Cleopatra si suicida, Antonio anche e Ottaviano diventa padrone dell'Egitto. L'Egitto però è al tempo stesso una provincia ricchissima che può dare molta gloria, ma è anche una terra che fa paura. Un nuovo Cesare potrebbe sorgere all'orizzonte e sarebbe difficile da controllare, per cui Ottaviano decide che il governatore dell'Egitto non sarà un senatore, come avviene in tutte le altre province del nascituro Impero romano- vi ricordo che ancora l'Impero romano non è nato- bensì un cavaliere, quindi di rango inferiore e di censo anche inferiore e presumibilmente meno adatto a creare una figura indipendente rispetto all'autorità centrale. Quindi il Praefectus Aegypti sarà la lunga mano di Ottaviano e poi degli imperatori che arriveranno dopo. Da Augusto fino a Traiano l'Egitto continua a essere consolidato nei suoi confini. Per la verità, il confine dell'Impero romano giungeva fino alla Bassa Nubia quindi un territorio molto vasto e molto ricco. Le immagini che vedete sulla sinistra ci mostrano l'imperatore Traiano. Come notate, anche in questo caso, se non fosse per il cartiglio non lo riconoscereste mai, mentre il piccolo tempio, chiosco per la verità, che si trova in quest'altra immagine, siamo ad Assuan, o meglio a File dove si trova il tempio di Iside, l'ultimo tempio pagano ad essere stato chiuso nel VI secolo d.C., è stato realizzato di nuovo dall'imperatore Traiano. Il limes romano si mantenne dunque in Nubia molto a lungo, fino all'epoca di Diocleziano. Nell'ultimo quarto del III secolo d.C. Diocleziano si vide costretto a ritirare il confine, il limes, ad Assuan, e questo perché le popolazioni del sud premevano ed era diventato profondamente antieconomico mantenere delle truppe di stanza permanente laggiù senza avere un tornaconto economico che fosse soddisfacente. È l'inizio della progressiva riduzione del controllo di Roma sull'Egitto. [VUOTO]